«Sì. Insomma… Lei mi piace tanto»
«Mi dispiace davvero che tu abbia dovuto assistere a questa scena», la madre di Arty aveva un’aria agitata.
«Chi è quell’uomo?»
«L’uomo nella foto era suo padre»
«Era?»
«Sì. È morto qualche anno fa»
«Mi dispiace tanto», Leonardo abbassò lo sguardo.
«Quando suo padre era vivo, la mia Artemisia era fidanzata. Doveva sposarsi. Stava insieme al suo ragazzo da quattro anni. Erano molto innamorati. È bastato un attimo, per distruggere tutto. Ci stavamo preparando per partire. Dovevamo fare una vacanza a Venezia. Eravamo così felici», gli occhi della donna diventarono lucidi. Si passò una mano e continuò. «Ricordo che dicemmo: “Facciamoli lavorare questi due uomini”. Lasciammo a loro il compito di caricare le valige in auto. Allora, un furgoncino, stava andando ad alta velocità. Loro erano sul ciglio, dalla parte della strada. Li investì entrambi. Era ubriaco, disse. Mio maritò morì in ospedale, ma Giacomo, così si chiamava il ragazzo di Artemisia, morì sul colpo».
Leonardo era rimasto senza parole. Non sapeva cosa dire, perciò credeva che fosse meglio non dire nulla.
«Quando Artemisia vide i loro corpi morti impazzì. Cominciò a dissociarsi dalla realtà. Non si rendeva conto di quello che era successo. Cominciammo a frequentare per un po’ di tempo uno psicologo, che confermò che lei aveva un disturbo dissociativo della realtà e che si era creata una doppia personalità», la donna si prese un po’ di tempo per prendere respiro. «La sua condizione andava mano a mano peggiorando. Lo psicologo disse che aveva creato questa personalità altra per fuggire dal suo trauma. Ci consigliò di andare da un neurologo. Noi lo facemmo, perché Artemisia stava diventando sempre più violenta con sé stessa. Il neurologo ci consigliò di prendere dei betabloccanti. Ed è quello che fa ancora. I betabloccanti fortunatamente hanno avuto un po’ di effetto. Le hanno permesso di dimenticare, di mettere da parte il suo trauma. Adesso non si ricorda più né di suo padre, né di Giacomo».
Leonardo era a bocca aperta. Con quale fiducia quella donna gli aveva spiegato tutto ciò.
«Ti ho raccontato tutto perché mi fido di te. È da un po’ di tempo che Arty parla di te, sai? Ti definiva uno stalker insopportabile», lei sorrise.
«Ah sì?», rise anche lui, era un po’ imbarazzato.
«Ma da come parlava di te capivo che in realtà non era quello che davvero pensava. Manterrai il suo segreto?».
Lui annuì. «Non glielo dirò»
«Bravo. Non dirlo a nessuno. D’accordo? Ti prego, prenditi cura di lei. Sta soffrendo tanto. Lo psicologo ha detto qualche giorno fa che secondo lui una delle sue personalità sta prevalendo e temo che sia quella che ha creato per nascondersi dalla realtà. Non la abbandonerai se si dimenticherà di te, vero?»
«Lo prometto. Non lo farò»
«Ti ringrazio. Sei un bravo ragazzo».
I due si alzarono e la donna abbracciò Leonardo. Lui aveva ormai deciso e quando prendeva una decisione non tornava mai indietro. Era sempre stato testardo, in fondo.
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