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Intervista a Tommaso Giachetti, autore di "M1N3rS"




Grazie a questa intervista ho potuto conoscere meglio Giachetti, l'autore del libro "M1N3rS". Ho scoperto in lui una personalità simpatica e abbiamo conversato argutamente sulla mia recensione. Amo confrontarmi direttamente con gli autori, per conoscerne il pensiero, capire da quale mente è stata partorita un'opera. Sono dei dettagli che mi hanno sempre incuriosita dacché ho memoria. Spesso mi fermo a pensare "Cosa passava in testa all'autore quando ha scritto questo pezzo?", è un modus operandi che ripeto a ogni libro che leggo e mi diverto molto a indagare ulteriormente su domande di questo tipo. Mi ha fatto piacere ritrovare in Tommaso Giachetti alcuni dei mie stessi modi di approcciarmi alla letteratura, esattamente come scontrarmi con lui sulle ragioni di disaccordo. Esperienze del genere fanno evolvere, fanno maturare e soprattutto vi fanno prendere consapevolezza delle vostre convinzioni.


 

Sapresti dirmi quand’è nata la tua passione per la scrittura?


Beh, diciamo questo, i prodromi, nascono già quando mi interrogano sulla grammatica italiana alle medie, quel giorno non ho studiato la lezione, ma la formazione delle frasi mi riesce spontanea. È lì, forse per pigrizia, che m'innamoro dell'italiano. Da allora, passano però anni prima che la consapevolezza di avere dentro quella necessità di mettere in parole i pensieri si avviluppi alla fantasia facendo un unico corpo di due: siamo al liceo, e scrivo poesie. Gli amici, mi appellano Ungaretti, sfottono, ma scrivo bene. Ancora è presto però. Manca ancora qualcosa. Infatti, ricordo mi cimentai tempo dopo in un romanzo che poi non terminai. Molto dopo, trascorsi anni dedicati al lavoro ed accantonata la passione per la scrittura, mi ritrovo disoccupato e decido di sfruttare quel momento per scrivere: questa volta, fantasia, estro e determinazione sono quelli giusti: nasce M1N3rS.


Come ti è venuta l’idea di M1N3rS?


M1N3rS è un sogno ricorrente. Mi addormento con quello per anni, in realtà, non con il sogno in se, ma con l'elaborazione del sogno impressa nei ricordi. Rievoco attraverso quegli scenari immaginari il sogno ogni notte, e ogni notte, aggiungo e sottraggo, aggiusto, e sogno di nuovo. E ogni volta, il sogno, quello vero, mi cambia le carte in tavola. Tutto quello che coscientemente prima di dormire avevo concepito per far quadrare il sogno, e addormentarmi sereno, il sogno lo cambia. Io vado avanti, e lui torna indietro, io creo un personaggio, una ambientazione, e questi, spariscono per un dominio su di cui non ho potere, appunto, quello del sogno. Così, quando decisi di scrivere una storia, mi presi la mia rivalsa sul sogno... e messa su carta in parole la mia fantasia conscia, il sogno, dovette abdicare. E poi... quale altra storia avrei potuto usare se non quella? Non c'era nessuna scaletta, nessun percorso di scrittura da svolgere, era già tutto nella mia mente. Naturalmente, poi, non è stato così. La storia, come il sogno, ha preso vita propria; ed io, ho dovuto ancora subire...


Era da un po’ che volevo chiederti: perché il titolo è scritto in questo modo?


Ho passato un periodo difficile, una fortissima depressione. Avevo messo anni nella ricerca della stabilità economica, anni di sacrificio e dedizione. Così, quando per la crisi ho dovuto chiudere l'attività di famiglia, sono crollato. L'unica cosa che in quel periodo mi ottundeva abbastanza da non pensarci, era un giochino su internet. Mi ci sono buttato a capofitto. Per evitare un attacco nemico, ricordo che quasi non dormii per due settimane... salvo poi, non sentire la sveglia ed avere metà della flotta distrutta da un altro... sigh!!! Però, nonostante la stupidità del prendere un gioco di punta che non consiglio a menti deboli, proprio nel gioco, ho trovato amici con cui ancora ho forti legami. Molti di questi, giovanotti. Ed i giovanotti di oggi, usano questo tipo di password proprio per i giochi on line. Beh, comunque, capita che uno di questi scriva. Ha scritto tre romanzi storici mi dice, ed io, io che nell'intimo mi sento fin da ragazzo scrittore, non posso che dirlo:” ma sai, che anche io scrivo?” È qui, che nasce tutto. Mi fa leggere delle cose che lui sta scrivendo e, come sempre mi accade, tra il dormiveglia, mi appare nitido in mente il suo protagonista. Manca poco all'alba, e sta per irrompere nell'accampamento nemico: lo scrivo, e glielo mando. La sua reazione? È stata: “capperi, ma scrivi bene! Ma bene bene!”. Quelle parole mi son rimaste in testa e, circa un anno dopo, ho cominciato la mia prima stesura di M1N3rS. Quindi, il titolo è un omaggio, a lui, ed a tutti gli amici del gioco.


Com'è nato il tuo protagonista, Ismael?


Ismael sono io! È la parte di me che non voleva e non vuole soccombere alla depressione. È la mia speranza. La mia determinazione. L'illuminazione d'un istante passeggero, su ciò che potrei e non oso, sulle infinite potenzialità dell'anima. La mia, come quella di chiunque altro. Palletta, è invece la mia fede. Una forza senza limiti, cui solo io stesso ne pongo di limiti, per paura, o pigrizia. Ismael e la sua crociata contro Willisow, sono io che risolvo me stesso. E questo, perché se vuoi aiutare gli altri, per prima cosa devi risolvere te stesso. Questo penso: che devi avere la forza di rialzarti per primo tu se vuoi aiutare altri ad alzarsi. E dopo quel che ho passato, la sofferenza non la sopporto più nemmeno negli altri. Ho trascorso anni schernendo la sofferenza altrui per non vedere la mia ed è ora di finirla. É ora di lasciare che l'empatia mi pervada, so che posso, e so che non posso più nascondermi. Trasposto in fantascienza, tutto quanto questo è Ismael. Sotto la storia, oltre la trama, Ismael è la determinazione a vincersi, mia e di chiunque intraprenda una strada di fede. Forse, di chiunque ne percorra una di strada, qualunque essa sia.


So di essere stata un po' dura nella recensione, tu cosa ne pensi: su cosa sei d'accordo e, cosa invece non ti è piaciuto della mia recensione?


Cattivella... è stata cattivella la nostra Miss Maggie Paper. Le riconosco comunque la bravura di aver trovato pecche potenzialmente esistenti. Dipende da che angolazione le si vedono. Come autore, non per difendere il mio operato ma per dovere di cronaca, devo considerare ad esempio che: “gli spiegoni” che tanto hanno indispettito la nostra anche lei autrice Margherita Aurora Terrasi, nascondono una storia nella storia. Ognuno descrive un mondo che Ismael approccia sbigottito e supera evolvendo. Sono le nuove basi su di cui poggia il personaggio a venire, che come chi esce da un coma anni dopo, lentissimamente ma con grande significato, ricomincia da capo. Dagli odori, dal ritrovare la luce del sole, dalla riabilitazione motoria. Mentre però, intanto, impara anche che il proprio mondo passati anni è totalmente cambiato insieme alle persone di riferimento. Come amici ormai vecchi, o genitori ormai defunti. Ecco, così, allo stesso modo, Ismael si ambienta e riesce a ritrovare il centro in un mondo fuori asse, anzi peggio, in un mondo alieno, e pieno di insidie mortali. Per il pesce-pollo, ho invece avuto la reazione che speravo, ovvero, le risa a crepa pelle seppure sarcastiche di Miss Maggie Paper, alla mia battuta il pesce-pollo... se non è una vittoria questa? Scherzi a parte, per le ripetizioni, ho immaginato lettori distratti leggere tra il sonno prima di dormire come fa di solito mia madre, quindi, ho voluto ripetermi, a volte, e perché fosse naturale dopo avermi letto per un po’, lasciarsi trasportare dalle parole e dalla storia, anziché, dover di tanto in tanto tornare indietro a rileggere i concetti che, alle volte, per chi non è proprio un conoscitore di fantascienza sono un po’ di difficile elaborazione. Quindi, tornandoci io sopra, dopo poche pagine, il lettore capisce che poi se ne parlerà ancora, e così, è nella mia speranza che si lasci fluire il testo sicuri che poi sarà ribadito. Per gli errori di battitura, se ci sono, mi scuso, dopo la decima rilettura non li si vede più, fanno parte del paesaggio. Per dirla com'è, fanno parte del paesaggio anche dopo la terza di rilettura. Chi ha fatto la revisione di bozza, forse, invece è andato di fretta. La pubblicazione è stata velocissima, forse motivi di scadenze editoriali che non conosco. Comunque è stata fatta, a volte, refusi sfuggono anche ai professionisti, capita, e mi scuso. Mentre per l'uso improprio di punteggiatura, dissento. La punteggiatura è una forma di sintesi della cadenza. L'ho detta grossa. Però, è così. Ogni virgola e punto, detta la cadenza. Ed ogni discorso, senza cadenza non ha il senso che avrebbe. Errori ce ne possono anche essere ma, ogni volta che leggo, noto in chi scrive con scarsezza di punteggiatura l'assenza dell'accentazione di alcune frasi che, senza una virgola in più, perdono di enfasi. A me, piace in un altro modo! Specie se il discorso è un parlato, o riferisce di un parlato o di un pensiero, trovo necessaria una punteggiatura enfatica. Comunque vi svelo un segretissimo... Miss Maggie Paper, in privato, mi ha detto che le è piaciuto... zitti eh, è un segreto segretissimo!!!


Ti reputi soddisfatto del risultato finale raggiunto con la tua prima pubblicazione?


Non saprei che risponderti Miss Maggie Paper, per farlo, dovrei cominciare da molto lontano. Diciamo così, ci sono stadi diversi sia nella presentazione di un lavoro, sia nella sua pubblicazione. C'è chi ha nel cassetto il romanzo che non osa sottoporre ad una casa editrice, e rimarrà per sempre nel cassetto. C'è chi lo invia a tutti nella spasmodica ricerca dell'approvazione al suo lavoro, e si accontenta di sentirsi dire: “Bello, ma non è adatto che ad un pubblico di nicchia, se vuole pubblicare, compri lei delle copie necessarie per sostenere i nostri costi nel proporre un romanzo concettualmente troppo avanti”. C'è chi come me, lo invia ad una casa editrice e subito viene pubblicato, e senza spese. Quindi sì, sono contento. Ma poi, mi accorgo che sono solo all'inizio. La pubblicazione, non garantisce certo anche il successo. Scrivere, se non per i pochi fortunati che hanno successo eclatante fin dall'inizio, e non è detto poi nemmeno siano i migliori scritti in circolazione, è una carriera come le altre. L'esordio, è una soddisfazione quasi solo formale, enorme, ma formale. Ora, sei uno scrittore. Puoi dire di aver pubblicato... non a tue spese altrimenti è un bluff, o almeno, lo è per come la vedo io. Altro, è il self-pubblishing che può essere uno strumento di promozione del proprio lavoro specie se free-reading. Un po’ meno se a pagamento. Senza una casa editrice dietro, a pagamento si rischia. Seppure, va detto rimane un’opzione. Ma poi, c'è comunque da proseguire la carriera come in ogni altro lavoro. Al secondo romanzo, ci si guarda intorno e si cercano editori che garantiscano un minimo di visibilità con budget al proprio lavoro, al terzo, si cerca di strappare un anticipo esiguo, e così via. Quindi, aspettiamo di vedere come evolve M1N3rS, il contratto editoriale dura cinque anni, ed in cinque anni ne possono accadere di cose. Per ora, va bene così, il primo step, è fatto.


In quale stile di scrittura ti ritrovi di più? Mi piacerebbe anche sapere quali sono i tuoi gusti letterari, o il genere che ami più di tutti.


Mi ritrovo nel mio stile di scrittura, e in tutti quelli che leggendo mi fanno trasalire esclamando wow, o... no, non ci credo, non è possibile! Proprio come feci leggendo un romanzo di Sciascia, quando dopo che una agguato mafioso crivella il bus nella piazza del paese forando perfino il cappello dell'autista, lo stesso, dichiara, a domanda dei gendarmi “chi ha sparato?”- “perché, spararono?”. Ecco, qualsiasi sia lo stile, queste sono cose da gigante. Va riconosciuto sempre questo, al di là dello stile che piace o meno. Per lo stile in se, credo che oltre la storia, chi legge, ceda anche alle lusinghe della forma artistica. Ovvero, per fare un esempio di stile calcistico facile facile da capire: se una squadra vince ok, ma se gioca anche bene, stravince, entusiasma. Allo stesso modo, una scrittura lineare, che però a volte è bene usare specie se il racconto è difficile, con molti personaggi e molta trama, non la trovo però entusiasmante. Amo la poesia, ed amo i riferimenti evocativi. Per intenderci le frasi ad effetto. Quelle che leggendole, solo per la bellezza dell'incastro di parole ti fan buttare in aria il libro e stenderti sul letto per riaverti, rielaborare, gustare le parole troppo belle per non interrompersi e pensare. Lo stesso che si prova di fronte ad un tramonto da una cima... lo si deve assaporare appieno. Per i gusti, amo chi enuncia principi fondamentali. Che lo faccia facendoli emergere attraverso i personaggi quasi ne fossi pian piano coinvolto entrando tu stesso nel quadro dipinto a parole della trama, o che tra le righe siano enunciati in modo diretto ed oltre la storia come in Proust, che ammetto, amo oltre ogni altro, tranne forse ma diversamente, Bukowski. La cui crudezza spiazzante, sottace la solidità di annichilirsi ad una grettezza che ognuno di noi rifiuterebbe a priori, e che lui, Bukowski, invece ammette in ogni suo aspetto anche il più disperato. Senza giudizi, ed essendone autore osservando in prima persona. Il che, è comunque una forma per enunciare. Nello specifico, se stessi ed il passaggio all'inferno preso per quello che è, senza veli, e senza rete... ci vogliono le palle quadrate per farlo.


Come è stata la tua esperienza di pubblicazione?


Come detto sopra, veloce. Fortunatamente veloce, direi. Il primo editore contattato m ha subito pubblicato. Ma attenzione, è un caso. In genere, ci vuole tempo e pazienza. Non mi sento di poter dire come ci si muove nel mondo dell'editoria dopo un primo romanzo, però, per la mia esperienza posso dire che è sempre meglio un no, che lasciare il proprio romanzo in un cassetto. La cosa, si è comunque svolta in modo molto veloce. Inviati i primi capitoli ed avuta conferma dell'interesse dell'editore, abbiamo parlato di pagine. Avevo troppe pagine scritte per un esordio, quindi, ho provveduto a dei tagli strategici. Ho portato avanti nella storia escludendoli dal primo romanzo alcuni capitoli messi prima per aumentare l'enfasi dei successivi, ed ho provveduto ad immettere le legature mancanti tra i capitoli spostati e quelli rimasti, poi, ho elaborato alcuni passaggi che rendessero l'enfasi tolta, ed ho chiuso il finale. Una volta inviato con un numero di pagine più contenuto, in pochi giorni mi è arrivato il testo da rileggere. Ultimata la rilettura finale siamo andati online in tempi brevissimi.


Se dovessi dare dei consigli ad altri scrittori riguardo alla scrittura in generale o alla pubblicazione con un editore, che cosa sceglieresti di dire?


Per la scrittura, consiglio di essere il più possibile se stessi. Usare il proprio stile di narrazione è fondamentale, almeno, lo è in un romanzo d'esordio. Per due ragioni: primo, perché se scrivete bene a modo vostro, non c'è motivo di scrivere altrimenti, e due, perché se scrivete male a modo vostro, figuratevi quanto scrivereste male scrivendo in un modo che non vi appartiene. Altra cosa, è per chi ha già esordito e vuole puntare ad un determinato pubblico. In quel caso, la scrittura che dovreste avere è quella tipica della nicchia a cui vi rivolgete. Per la pubblicazione, invece, reputo fondamentale preparare un prodotto finito. Non inviate strafalcioni. Non inviate impaginazioni stravaganti, non inviate cose che non avete riletto più e più volte e riscritto ancora più volte. Evitate di pensare io scrivo, poi qualcuno lo rimetterà a posto. Siete voi che dovete fare il lavoro. Anzi, per prima cosa andate a studiare. Studiate i metodi di scrittura, l'impaginazione e la casa editrice che pubblica in genere, così eviterete di sottoporre il vostro scritto ad una che, per esempio, pubblica solo testi teatrali quando il vostro è un romanzo per bambini. Insomma, come esordienti, faticate voi al posto della casa editrice. Datele una storia, dei personaggi delineati, un'ambientazione e un crescendo. Poi, chiosate, possibilmente con un colpo di scena. La fine di un romanzo, penso sia la più difficile da scrivere. Quindi, arroventatevi bene il cervello prima di scrivere una fine banale o peggio insulsa. Infine, ed è altrettanto importante, mirate a essere pubblicati. Accettate i consigli dell'editore senza recalcitrare troppo, sempre se possibile, e state sul pezzo nella stesura del romanzo. Cercate di non innamorarvi troppo delle parole a scapito della storia, né della storia a scapito delle parole. Fate sì, che la storia non vi prenda la mano. È un cavallo che scalpita e va domato nei limiti del possibile, comunque, non va affatto lasciato imbizzarrire, tenetelo a freno col morso stretto.


Stai già lavorando al seguito di M1N3rS?


Sì, due dei cinque romanzi seguenti li ho già scritti in bozza.

E se solo alla fine del primo romanzo, quello pubblicato, Ismael trova dentro se per un attimo la verità, e cioè intuisce che tutto quel che è accaduto, ha a che fare col tempo. Con lo svolgersi di nodi temporali di cui lui è il fulcro guidato dalla volontà di altri, e si chiede... da quella di chi di volontà? E... da chi mai è guidato l'universo?

Il proseguire del secondo volume della storia, vede il nostro protagonista prima del tempo in cui finisce il primo romanzo. È un puntino tra milioni di altri quando si rifugia su di Illusione. Ma lì, scopre altro oltre Illusione stessa: scopre l'esistenza di un patto segreto, e scopre che nel Grodzmor si celano misteriosi segreti. Quello di Nane e Regine, quello della nascita del primo Stato Pirata. Come anche, quello di una strana alleanza guidata da una razza aliena. Talmente progredita, da riuscire ad offuscare la propria presenza a cavallo di due interi quadranti.

Ismael il Goblin, prende le sembianze di un altro Goblin. Lo stesso, che la misteriosa razza aliena usa come referente segreto presso il patto dell'est. Contemporaneamente, diviene The Flag. Una figura che renderà note le vere origini dello Stato Pirata, e che svelerà l'ordito con cui fu distrutto sul nascere lo Stato Pirata, proprio da Ezalarquant, e i suoi alleati tempo prima.

Ancora come Goblin servo degli alieni, si insinua in Willisow stessa, trama coi vertici e sobilla i movimenti clandestini contrari al regime... tutto è pronto!

Siamo di nuovo alla fine del primo romanzo, e alla quiete afona che prelude la battaglia. Nel momento in cui il crepitare dei pezzi d'artiglieria infrange il silenzio, la trance. Ismael, per un attimo, che svanirà di lì a breve, ha la precisa percezione degli eventi futuri: tutto quel che è accaduto e accadrà di lì a breve, è scritto che sia.

Il centro perfetto, creato dalla battaglia e dai generali, anime di un sé passato oramai quasi conscio, allungano la sua mente in un tunnel, di fronte gli appare l'onniscienza di passato, presente e futuro, così com'è nella mente di chi guida l'universo: indistinta, e unica realtà inscindibile tra i tre tempi.

Come potrebbe non approfittarne? Come potrebbe venir meno al suo compito adesso? Attacca e...

Beh, il resto lo troverete sul secondo volume... se leggerete il primo.




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